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È noto per la sua attività di divulgazione in varie discipline tra cui filosofia, letteratura e mitologia greca e romana e soprattutto per la sua produzione come saggista grazie alla quale riusciva a spiegare in maniera semplice argomenti ostici di queste discipline.[3][4]
Obbedendo al desiderio paterno si laureò in ingegneria e svolse a lungo questa professione, salvo poi abbandonarla per dedicarsi alla sua vera passione nell'editoria.[5]
Biografia
«Credo di essere una di quelle scalette con soli tre gradini, che si trovano nelle biblioteche e che consentono di prendere i libri dagli scaffali che stanno più in alto.»
Nacque a Napoli, nel quartiere San Ferdinando, il 18 agosto 1928 (anche se suo padre ne registrò la nascita due giorni dopo, il 20[7][8]), precisamente in via Generale Giordano Orsini al civico 40, nello stesso stabile dove un anno dopo nacque Carlo Pedersoli, alias Bud Spencer, insieme al quale frequentò le scuole elementari.[3] Nella sua autobiografia[8] racconta che i genitori, Eugenio De Crescenzo (1880-1956) e Giulia Panetta (1886-1971), si sposarono piuttosto tardi, essendosi conosciuti avanti con gli anni attraverso "presentazione fotografica" (le nozze furono combinate da una famosa sensale dell'epoca, Amalia 'a Purpessa).[5] Da giovane lavorò nella ditta di guanti gestita dal padre, che aveva imparato l'arte di intagliatore di pelli in un opificio del rione Sanità. Durante la seconda guerra mondiale la famiglia De Crescenzo si spostò a San Giorgio a Liri, nei pressi di Cassino, poiché il padre riteneva che questo luogo sarebbe stato più sicuro di altri: "un ventre di vacca" (le cose andarono diversamente, infatti Cassino fu rasa al suolo e i centri circostanti subirono gravi danni).
Dopo aver conseguito la maturità classica al liceo ginnasio statale Jacopo Sannazaro, secondo il volere dei genitori si laureò in ingegneria idraulica col massimo dei voti presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II; fu allievo di Renato Caccioppoli, il quale lo persuase a scegliere proprio questa branca,[9] poi un amico lo convinse a studiare anche elettronica per avere maggiori possibilità di trovar lavoro.[10] Prima di trasferirsi a Milano tuttavia il futuro scrittore ebbe modo di sperimentare le difficoltà applicative della sua laurea: non riuscendo a trovare adeguata sistemazione nel campo geologico-geotecnico, svolse attività differenti, come il venditore di tappeti in un negozio nei pressi di piazza del Municipio, a Napoli, e persino il cronometrista alle Olimpiadi di Roma, nel 1960.[11]
Dopo tale periodo, si trasferì nel capoluogo lombardo, dove, nel 1961, venne assunto all'IBM, rimanendovi per diciotto anni in qualità di addetto alle pubbliche relazioni. Promosso dirigente, nel 1976 capì la sua vera vocazione, ovvero quella di scrittore divulgatore di discipline umanistiche. Decise quindi, nel 1979, di lasciare il suo lavoro e dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, favorito anche dall'interessamento di Maurizio Costanzo, padrino della sua prima opera, Così parlò Bellavista.[12] Grazie anche alla partecipazione al talk show Bontà loro, condotto da Costanzo, e ad altre apparizioni pubbliche, fra il 1976 e il 1977 il suo libro vendette oltre 600 000 copie e fu tradotto anche in giapponese, diventando un vero e proprio caso letterario.[12]
Nel corso degli anni Luciano De Crescenzo divenne così un autore di successo internazionale. Pubblicò in totale cinquanta libri, vendendo 18 milioni di copie nel mondo, di cui 7 milioni in Italia. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 Paesi. Tra questi una lunga serie di romanzi, cui si aggiungono opere di saggistica divulgativa nelle quali oltre a raccontare in maniera quasi giocosa argomenti piuttosto complessi della filosofia, si adopera per far conoscere gli usi e i costumi del popolo di Napoli[13] contribuendo così a scardinare tutti quei pregiudizi che aleggiano da sempre su di esso.[3] Nel 1998, con l'opera Il tempo e la felicità edita da Arnoldo Mondadori Editore, vinse il premio Cimitile.
Luciano De Crescenzo affiancò per tutta la sua vita all'attività di scrittore quella di divulgatore, capace di far avvicinare anche i più inesperti ai problemi sollevati dalla filosofia antica; oltre ai suoi numerosi libri, nel corso degli anni ottanta e novanta condusse trasmissioni televisive come Bit - Storie di computer e Zeus - Le gesta degli dei e degli eroi, che si proponevano di coniugare divulgazione e divertimento. Nel 1994 la città di Atene gli conferì la cittadinanza onoraria, proprio per il suo impegno nel voler attualizzare la filosofia greca. De Crescenzo s'interessò anche alla filosofia medievale e, in minor misura, a quella moderna e contemporanea. Nel corso della sua lunga carriera collaborò a varie testate giornalistiche tra cui Il Mattino, il Corriere della Sera e la Repubblica.
Nel 1995 Forza Italia gli propose di candidarsi tra le sue file, ma egli declinò;[14] negli ultimi anni si schierò più volte apertamente con i Radicali di Emma Bonino.[15] Si definiva ateo cristiano.[16] Negli ultimi anni soffrì di una malattia neuropsicologica, la prosopagnosia, che non gli permetteva di riconoscere i volti delle persone.[17]
Nel 1978 De Crescenzo fu chiamato a condurre la sua prima trasmissione Mille e una luce, su Rete 1:[4] fu uno dei primi programmi televisivi che prevedeva l'interazione con i telespettatori. Nel 1981 condusse sulla Rete 2, assieme all'amico Renzo Arbore, il programmaTagli, ritagli e frattaglie, in cui venivano trasmessi spezzoni tratti da varie trasmissioni del passato. Nel 1984 De Crescenzo fu chiamato a condurre su Italia 1Bit - Storie di computer, uno dei primi programmi di divulgazione informatica, in cui lo scrittore si cimentò per spiegare nella maniera più semplice possibile concetti basilari dell'elettronica e l'utilità del computer. Nel 1991, su Rai 1, De Crescenzo condusse Zeus - Le gesta degli dei e degli eroi, in cui si propose di spiegare con parole semplici i miti legati alla Grecia antica. Gli episodi della trasmissione furono pubblicati in seguito su videocassette e libri, editi da Arnoldo Mondadori Editore. Nel 1995 condusse il DopoFestival assieme a Serena Dandini. Dal 1993 al 2007 fu ospite fisso del Maurizio Costanzo Show.
Vita privata
Sposatosi nel 1961 con Gilda Somma (1940-2017) e successivamente separato nel 1966, ebbe una figlia, Paola (1963).[23]
Dal 1973 al 1978 ebbe una relazione con l'attrice Isabella Rossellini.[7] I due stavano per sposarsi ma a causa di un'improvvisa partenza di lei per gli Stati Uniti il matrimonio fu prima rinviato e poi annullato, come raccontato da entrambi in numerose interviste; i due rimasero però intimi amici.[7]
Commemorazioni
Nel 2019 il comune di Furore ha deliberato l’intitolazione a suo nome del Giardino della Pellerina.
Il 18 luglio 2020 è stato inaugurato a Napoli, nei Quartieri Spagnoli– all'angolo tra vico Tre Regine e via Emanuele De Deo – un grande murale opera di Michele Quercia in cui è raffigurato in bianco e nero il volto sorridente di De Crescenzo affiancato dalla sua celebre frase: «Io penso che Napoli sia ancora l'ultima speranza che ha l'umanità per sopravvivere».
Il successivo 26 luglio gli è stata invece intitolata una piazza a Sarno, mentre due giorni più tardi si è svolta a Napoli la cerimonia ufficiale di scoprimento di una lapide in vicoletto Belledonne nel quartiere di Chiaia.
Nel 2022 la Mondadori ha pubblicato due saggi su di lui: Ci siamo voluti tanto bene, un volume di ricordi scritto dagli amici Renzo Arbore e Marisa Laurito e Così parlò l'ingegnere, la prima biografia completa di Luciano De Crescenzo di Andrea Jelardi.
^"Quarta regia di De Crescenzo, Croce e delizia e forse, nei suoi umori 'malinconici', il suo film migliore o almeno il meno coriandolizzato e il più coerente", Maurizio Porro, Corriere della Sera, 10 ottobre 1995