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Nato da Cecilia Simoni e Ignazio Moser in frazione Palù del comune trentino di Giovo, e cresciuto in una famiglia di ciclisti – tre dei suoi dodici fratelli, Enzo, Aldo e Diego, gareggiarono nel professionismo – iniziò l'attività ciclistica solo a 18 anni e da dilettante corse nella squadra toscana della Bottegone. Con la selezione italiana partecipò ai Giochi del Mediterraneo a Smirne nel 1971, vincendo la medaglia d'argento in linea, e ai Giochi olimpici di Monaco di Baviera del 1972, concludendo ottavo nella prova in linea e nono nella cronometro a squadre.
Nel 1976 esordì con la prima di sei vittorie in nove anni alla Sei giorni di Milano (in carriera ottenne quindici affermazioni nelle Sei giorni). Con la nuova maglia Sanson, sempre diretto da Bartolozzi, si presentò al Giro d'Italia 1976: in quella "Corsa rosa" vinse tre tappe, vestì la maglia rosa per un giorno, dopo la cronometro di Ostuni, fece sua la prima di tre maglie ciclamino consecutive e concluse quarto nella graduatoria generale. Ai seguenti campionati del mondo su strada di quell'anno, ancora a Ostuni, giunse secondo dietro al belga Freddy Maertens, riuscendo comunque a vincere la maglia iridata nella gara di inseguimento su pista disputata nel velodromo di Monteroni di Lecce.
Nel 1979, dopo essersi aggiudicato la Gand-Wevelgem (primo italiano) e la seconda Parigi-Roubaix, al Giro d'Italia vinse tre tappe, tra cui il prologo di Firenze, e vestì di rosa per otto giorni, salvo dover cedere il primato al rivale Giuseppe Saronni nella crono di San Marino e chiudere al secondo posto finale, proprio dietro Saronni. Dopo il Giro si laureò campione italiano su strada per la seconda volta, mentre ai mondiali su pista di Amsterdam venne battuto nella finale dell'inseguimento dal padrone di casa Bert Oosterbosch. Nella primavera del 1980 vinse la Tirreno-Adriatico, chiuse secondo al Giro delle Fiandre (suo miglior piazzamento nella gara dei Muri) e si impose nella sua terza Parigi-Roubaix, ancora in solitaria. Ripresentatosi al Giro d'Italia con ambizioni di vittoria, vinse il prologo e vestì la maglia rosa per cinque giorni, ma dovette presto arrendersi ai vari Bernard Hinault (poi vincitore), Wladimiro Panizza e Giovanni Battaglin, scivolando fino al nono posto in classifica e decidendo così di ritirarsi al termine della tappa di Cles[3].
1984: record dell'ora e Giro d'Italia
Favorito dalle caratteristiche di passista, il 19 gennaio 1984, a Città del Messico, riuscì a battere il record dell'ora che apparteneva da dodici anni a Eddy Merckx, percorrendo 50,808 km. Quattro giorni dopo, battendo se stesso, ne percorse 51,151.
Il nuovo record fu ottenuto con un nuovo tipo di bicicletta con ruote lenticolari, per cui nel 2000 i suoi record vennero cancellati dall'Unione Ciclistica Internazionale che ritenne non comparabili i record ottenuti con ruote lenticolari rispetto a quelli con le ruote normali, perché avvantaggiavano troppo i corridori rispetto a quelli che avevano corso con le biciclette tradizionali. Venne quindi introdotta, per le biciclette speciali, il termine di "Miglior prestazione sull'ora" distinto da "Record sull'ora" un termine riservato alle biciclette regolamentari[4][5].
Nello stesso anno si aggiudicò la Milano-Sanremo con un attacco nella discesa del Poggio; qualche mese più tardi, sempre grazie anche alla bicicletta con ruote lenticolari che a detta dello stesso Moser, a cronometro, si rivelò una scelta azzeccata perché portò via tre secondi al chilometro sul primo in classifica, il francese Laurent Fignon, riuscì a vincere con notevole distacco l'ultima tappa a cronometro del Giro d'Italia.[6] Il notevole distacco gli permise di colmare lo svantaggio in classifica nei confronti del francese e di vincere la classifica generale della "Corsa Rosa".
1985-1988: gli ultimi anni
Si presenta al Giro d'Italia 1985, come campione in carica, con l'obiettivo di riconfermarsi come tale. Parte subito fortissimo conquistando il cronoprologo a Verona e vestendo la maglia rosa; tuttavia solo dopo due giorni, perderà il primato, in favore del suo rivale Saronni, il quale anch'egli la perderà in favore di Roberto Visentini, prima del passaggio definitivo al futuro campione di quell'edizione, Bernard Hinault. Moser riuscirà a conquistare altre due tappe e concludere secondo in classifica generale. Nella medesima stagione vinse anche il Giro dell'Appennino.
Nel 1986 si impose nelle due cronometro della Tirreno-Adriatico e prese parte per l'ultima volta in carriera, al Giro d'Italia: conquistò il terzo posto in classifica generale, salendo sul podio per soli 12", a discapito dello statunitense Greg LeMond, e vinse la cronometro di Cremona.
Il 1987 fu l'anno della sua ultima vittoria su strada, il prologo del Giro del Trentino. Su pista, vinse il titolo dell'inseguimento individuale. Nel 1988 colse anche l'ultima vittoria su pista, imponendosi nella Sei Giorni di Bassano del Grappa, con Danny Clark.
Dopo il ritiro
Nel 1994, sei anni dopo l'uscita dall'attività professionistica, Moser effettuò alcuni tentativi di riappropriarsi del record dell'ora che nel frattempo era stato battuto da altri atleti. Penalizzato in parte dal vento di Città del Messico, non riuscì nell'intento; ottenne tuttavia la seconda miglior prestazione di sempre, risultato sorprendente per un ciclista di 42 anni.
Terminata la carriera ciclistica nel 1988 si è dedicato nuovamente all'attività agricola e vitivinicola, alla quale già il padre Ignazio in Val di Cembra era dedito. Nella tenuta di Maso Villa Warth, sulle colline poco a nord di Trento, coltiva insieme ai figli Francesca, Carlo e Ignazio, diverse varietà di uve.
Dopo il ritiro è stato anche costruttore delle biciclette che portano il suo nome.
Grande appassionato di caccia, soprattutto la caccia alpina, nel 2017 è protagonista della serie TV A caccia con Moser in onda sul canale 235 di Sky "Caccia TV".
Premio d'onore dell'Associazione Nazionale Ex Corridori Ciclisti nel 2010
Inserito nella Top 25 della Cycling Hall of Fame
Premio Nazionale Sportilia
Nel dicembre 2015, una targa dedicata a Moser è stata inserita nel percorso Walk of Fame dello sport italiano inaugurato il maggio precedente al parco olimpico del Foro Italico a Roma, riservato agli sportivi italiani che si sono distinti per i risultati ottenuti in campo internazionale.[8]