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Nato a Brisighella il 14 novembre 1911[1] in seno alla nobile ed agiata famiglia Lega. Studiò presso il Collegio Cesare Arici di Brescia,[1] entrò quindi in seminario, venendo consacrato sacerdote nel maggio 1940. Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, il 19 settembre[1] dello stesso anno fu chiamato a prestare servizio militare. Nominato Tenente cappellano preso l'Ospedale Militare n.515 sito nelle vicinanze di Trieste,[1] nel maggio 1941 fu congedato per potere continuare i suoi studi.[1] Nel febbraio 1942 fu richiamato in servizio, destinato alla base navale di Lero[1] al comando del Capitano di vascelloLuigi Mascherpa.
Al momento dell'Armistizio di Cassibile visse i giorni dell'attacco tedesco all'isola.[2] Al momento della resa del presidio italiano, come sacerdote dovette assistere i condannati alla fucilazione. Seguì le sorti dei marinai e soldati deportati verso i campi di concentramento in Germania.[1] Viene rimpatriato nel settembre del 1945, messo subito a disposizione presso il Centro di Raccolta del Comando Marina di Venezia. Il 6 febbraio 1946 venne posto definitivamente in congedo.
Insegnò, successivamente, per oltre quattro anni, lettere e filosofia presso la Scuola Apostolica di Roncovero (Piacenza) e fu poi direttore spirituale delle A.C.L.I. di Bassano del Grappa (Vicenza).
«Cappellano militare del Presidio di isola lontana dalla Patria e sotto posta a soverchiante e prolungato assedio, dava ogni propria energia, superando disagi e pericoli, nell’assistenza spirituale e religiosa dei militari della guarnigione. Divenute precarie le condizioni del presidio, frazionato in nuclei isolati dall’azione nemica, proseguiva a piedi — per vie dirute e battute dal fuoco — il proprio apostolato, recandosi, anche allo stremo delle forze e sanguinante nei piedi, sui monti ove ferveva la lotta ed ovunque i morenti ed i sopravvissuti lo richiedessero, esponendo la vita con superba serenità e gravissimi rischi. Nell’imminenza dell’attacco decisivo all’isola, riusciva a raggiungere batteria circondata dal nemico; durante cinque giorni di aspri combattimenti, partecipando al combattimento come servente di cannone, era centro animatore di fede e di amor patrio per il personale duramente provato dall’impari e lunga lotta. Caduta l’isola, fisicamente sfinito, radunava i superstiti in attesa di feroce rappresaglia attorno all’Altare e celebrava il servizio religioso levando alla presenza del nemico interdetto l’invocazione all’Italia, ripetuta dai presenti. Esempio altissimo di immacolata fede, di virile coraggio e di grande amore di Patria. Lero, 8 settembre - 16 novembre 1943.[5].»
^Egli non voleva assolutamente essere insignito di tale decorazione, e subito dopo la cerimonia corse nella Cappella dell'Accademia e la appese all'immagine del Sacro Cuore di Gesù.
(ES) Charles E. O'Neill, Joaquín María Domínguez, Diccionario histórico de la Compañía de Jesús: Infante de Santiago-Piatkiewicz. Vol. III, Madris, Universitad Pontificia Comillas, 2001, 8-48468-039-8.
Periodici
Stefano Cavallo, La difesa di Lero, in Il Nastro Azzurro, n. 6, Roma, Istituto del Nastro Azzurro, novembre-dicembre 2013, pp. 20-22.