In questo articolo approfondiremo il tema Festival di Berlino 1974, che ha suscitato grande interesse nella società odierna. Nel corso della storia, Festival di Berlino 1974 ha svolto un ruolo cruciale in vari ambiti, sia a livello personale che professionale. Dalle sue origini ad oggi, Festival di Berlino 1974 è stato oggetto di studio, dibattito e controversia, dando origine a opinioni contrastanti e prospettive diverse. In questo articolo esploreremo le diverse sfaccettature di Festival di Berlino 1974, analizzandone l’impatto in diversi contesti e offrendo spunti che ci permettano di comprenderne meglio la rilevanza nel mondo contemporaneo.
Le retrospettive di questa edizione sono state dedicate all'attrice e cantante Lilian Harvey, al regista e sceneggiatore Jacques Feyder e al regista di film d'animazione Norman McLaren.[2]
Storia
«La storia dell'assenza degli stati socialisti alla Berlinale può essere vista come uno studio altamente istruttivo sulla politica e la cultura, un capitolo sostanziale della storia della tensione Est-Ovest, una tragicommedia della guerra fredda, un dramma con scambio di ruoli e di protagonisti.»
Il 1974 segnò un momento fondamentale per il festival: per la prima volta un film sovietico,S toboj i bez tebja del regista Rodion Nachapetov, venne proiettato alla Berlinale, seppure fuori concorso.[1] Il comitato consultivo del festival aveva deciso sin dalla prima edizione di non invitare film provenienti dal blocco orientale e ufficialmente questa posizione non era cambiata per tutti gli anni sessanta, nonostante sporadici tentativi di riavvicinamento e contatto con la Deutsche Film AG di Babelsberg e con la Sovexportfilm, l'organo responsabile della diffusione dei film sovietici all'estero.[1] Inoltre, anche la controparte aveva sempre avuto difficoltà ad esprimere interesse per un evento che ai suoi occhi serviva alle "ambizioni imperialiste degli Stati Uniti" e anche se in alcune edizioni sembrò solo una formalità il fatto che film dell'est europeo potessero partecipare alla Berlinale, in quella successiva le condizioni diplomatiche in continua evoluzione cambiavano tutto.[1]
Il Forum e il blocco orientale, un'occasione rimandata
Un'altra questione politica legata alla partecipazione degli stati socialisti riguardò il Forum internazionale del giovane cinema e il film ungherese Harmadik nekifutás di Péter Bacsó, che gli organizzatori avevano cercato in tutti i modi di ottenere. Da Budapest arrivò la richiesta di due giorni per decidere riguardo all'invito e il Forum negoziò con la Berliner Festspiele GmbH, ente privato al quale il festival era stato trasferito nel 1967, la possibilità di estendere la durata della rassegna per un altro giorno per avere tempo sufficiente. Il prolungamento fu concordato e dall'Ungheria arrivo l'ok per la partecipazione, ma meno di una settimana dopo un telegramma annunciò che il film era stato ritirato senza fornire spiegazioni. Nel suo rapporto finale per il Forum, il co-fondatore Ulrich Gregor ipotizzò che «gli articoli entusiasti che sulla stampa di Berlino hanno commentato la partecipazione dell'Ungheria come secondo stato del blocco orientale (annunciando in particolare la "liberalità" della politica culturale ungherese), hanno svolto un ruolo nella revoca dell'accordo iniziale».[4]
Il clima aveva cominciato a mutare da appena un paio d'anni, da quando la firma dei trattati con il blocco orientale e le politiche del cancelliereWilly Brandt avevano portato ad una graduale distensione e alla presenza di delegati e osservatori da Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Polonia e Germania Est.[3] Il 3 giugno 1974, due settimane prima della cerimonia di inaugurazione, il direttore Alfred Bauer ricevette una telefonata dal vice console sovietico Nikotin che lo informò sulla decisione di accettare l'invito alla Berlinale con un film fuori concorso e una delegazione di osservatori.[1]
Molti osservatori elogiarono anche il modo in cui il concorso e il Forum internazionale del giovane cinema si erano avvicinati e avevano influenzato reciprocamente i rispettivi programmi.[1][7] Esemplari da questo punto di vista furono due pellicole dell'iraniano Sohrab Shahid Saless: il suo film d'esordio Yek ettefāq-e Sade venne proiettato nel Forum, mentre Ṭabi'at-e Bijan fu mostrato nella rassegna principale. Sul Frankfurter Rundschau del 4 luglio 1974, il critico Peter W. Jansen parlò di una festival che aveva formato "un insieme quasi integrato", elogiando in particolare l'aumento di film artisticamente ambiziosi: «Nelle forme di drammi storici, commedie o racconti allegorici, questi film si dedicano più o meno direttamente a cose del tutto concrete, in primo luogo le condizioni in cui l'individuo deve vivere nella sua particolare realtà sociale»".[1]
Giuria internazionale
Rodolfo Kuhn, regista e sceneggiatore (Argentina) - Presidente di giuria[8]
Margaret Hinxmann, scrittrice e critica cinematografica (Regno Unito)
Pietro Bianchi, giornalista e critico cinematografico (Italia)
Premio INTERFILM:[10]Effi Briest di Rainer Werner Fassbinder Premio INTERFILM Otto Dibelius: Ṭabi'at-e Bijan di Sohrab Shahid Saless Premio INTERFILM (Forum): To proxenio tis Annas di Pantelis Voulgaris e Yek ettefāq-e Sade di Sohrab Shahid Saless Raccomandazioni (Forum): Die letzten Heimposamenter di Yves Yersin, My Ain Folk e Ritratto d'infanzia di Bill Douglas