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Lo stile Streamline Moderno (dalla dizione ingleseStreamline Moderne, anche chiamato Art Moderne) fu una derivazione dell'ultimo periodo decò che si sviluppò negli anni '30, rappresentandone una versione semplificata e meno pesante. Il suo stile architettonico enfatizza le forme curve, lunghe linee orizzontali ed alcuni elementi nautici.
Si afferma prevalentemente negli Stati Uniti: architetti e designer americani, dopo la Grande Depressione del 1929, preferiscono funzionalità ed efficienza. La produzione di massa, rilanciata dal New Deal di Roosevelt, permise la diffusione di nuovi prodotti di consumo, come gli elettrodomestici, il cui design fu ispirato dalle forme aerodinamiche di aerei, automobili, treni e navi[1].
Ispirazione, nascita e diffusione
Attorno al 1919 in Europa si diffonde una tendenza culturale e artistica che punta ad esprimere lo spirito del nuovo secolo attraverso il rinnovamento delle forme, nell’architettura e nelle arti applicate. Nel campo del design, il Razionalismo si distingue per la semplificazione morfologica delle linee e per l’uso di materiali come il tubolare d’acciaio, che identifica il lavoro dei principali esponenti del movimento Adolf Loos, Le Corbusier, Mies Van der Rohe, Walter Gropius.
In America il Razionalismo viene identificato con lo Streamline
Lo Streamline Moderne fu spinto durante l'Esposizione Universale di Chicago (1933-1934 Century of Progress Exposition) del 1933. Pensata come la vetrina di una nuova vita moderna, la fiera cercò di essere di stimolo per l'economia duramente colpita dalla Grande Depressione. Buona parte dei padiglioni espositivi furono disegnati da un gruppo di giovani architetti coerentemente all'estetica dell'Art Moderne: linee pulite, materiali sintetici, vibranti macchie di colore[2].
Fu l'Esposizione Universale di New York del 1939 (1939 New York World's Fair) che contribuì alla diffusione dello Streamline Moderne. Il tema dell'esposizione è il futuro, "The World of Tomorrow", con il motto “Dawn of a New Day” (l’alba di un nuovo giorno), con l’obiettivo di mostrare ai visitatori il “mondo di domani”. Una delle aree più impattanti dell'esposizione era la "Transportation Zone", nella quale dominava il gigantesco padiglione della General Motors disegnato da Norman Bel Geddes. Denominato “Futurama”, il padiglione conteneva il modello in larga scala di una futuristica città americana degli anni 60, caratterizzata da grattacieli visionari, da complesse ed articolate autostrade e da piattaforme di atterraggio per gli elicotteri[3].
Colori tenui: predominio di colori tipo terra, bianco opaco, o beige, come base e colori scuri o metallici nelle decorazioni per contrastare.
Le distintive pareti bianche, i tetti piatti, le finestre allungate derivano dallo stile sviluppato dalla Bauhaus e ispirato dalla Villa Savoye a Poissy disegnata da Le Corbusier nel 1930.
Le forme dello streamline moderne, snelle e arrotondate si abbinano inoltre con nuovi materiali: bachelite, nylon, pelle sintetica, insieme al compensato impiallacciato e soprattutto all’acciaio cromato.
I principali esponenti nel design
Raymond Loewy (famoso per aver disegnato la bottiglia della Coca-Cola), Donald Deskey, Henry Dreyfuss che disegnò la famosa locomotiva J3a del "20th Century Limited" che collegava New York and Los Angeles nei tardi anni 30, Brook Stevens, Norman Bel Geddes e Walter Dorwin Teague.
I principali esponenti nell'architettura
William P. Kesling, Milton J. Black, S. Charles Lee, William Wurdeman e Welton Becket, Stanberry Balach, Stiles Clements, John Cooper, Robert V. Derrah, Marcus P. Miller e Jock Peters[4].
(EN) Richard Longstreth e Frank E. Wrenick, The Streamline Era Greyhound Terminals: The Architecture of W. S. Arrasmith, a cura di Elaine V. Wrenick, 2ª ed., Jefferson (Carolina del Nord), Mcfarland & Co Inc Pub, 8 aprile 2011, ISBN0-7864-6445-3.