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De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus
AutoreNiccolò Stenone
1ª ed. originale1669
Generetrattato
Sottogenerescientifico
Lingua originalelatino

De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus[1] (in latino Discorso preliminare di una dissertazione sui corpi solidi naturali contenuti in un solido) è l'opera più famosa del geologo e naturalista danese Niccolò Stenone.

Dedicata a Ferdinando II de' Medici, granduca di Toscana, l'opera venne pubblicata a Firenze nel 1669.

Premessa

In quest'opera si tende al superamento dell' antica datazione biblica della Terra.[2] Fino a quel momento la storia della Terra non aveva avuto stabilita una propria data, ma rimase ancora a qualche migliaio di anni. Da questo momento in poi, l'età della Terra cominciò ad ampliarsi (si accentuò in effetti solo a partire da Cuvier nel XIX secolo), fino a raggiungere i 4,6 miliardi di anni considerati oggiFino a quel momento la storia della terra non aveva avuto stabilita una propria data, ma rimase ancora a qualche migliaio di anni. Da questo momento in poi, l'età della Terra cominciò ad ampliarsi (si accentuò solo a partire da Cuvier nel XIX secolo), fino a raggiungere i 4,6 miliardi di anni considerati oggi.

I principi di Steno

De Solido propose i principi che oggi sono conosciuti come "principi di Steno". Il primo è quello della sovrapposizione degli stati: ci sono strati di sedimenti per cui quello inferiore si è depositato per primo, e quello superiore per ultimo. Cioè, gli strati della crosta terrestre contengono una narrazione. Il secondo è quello dell'orizzontalità originaria: qualunque sia l'orientamento attuale di uno strato, esso era un deposito creato dall'acqua, e quindi originariamente era orizzontale. Il terzo è quello della continuità laterale: l'acqua deposita i sedimenti in uno strato continuo che termina solo al bordo del suo bacino. Pertanto, gli strati rocciosi corrispondenti ad entrambi i lati di una valle erano originariamente un unico strato. Nella parte finale del suo trattato, Stenone si preoccupa che si possa ritenere empie le sue proposte e cerca di conciliarle con la Sacra Scrittura.

Fortuna dell'opera

L'opera ha avuto un importante influsso nei secoli successivi sia nella storia della geologia che in quello della stratigrafia, sui quali, tra l'altro, enuncia i principi fondamentali; Stenone può essere considerato padre della geologia[3] (intesa propriamente come scienza della terra).

Note

Controllo di autoritàVIAF (EN185104498 · BNF (FRcb314044666 (data)