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I primi conti di Bigorre sono noti attraverso la carta di Allaon, che per altro si è rivelato essere un falso del XVII secolo. Questo documento fa riferimento ad un altro (non pervenutoci), quello di Carlo il Calvo, re di Francia, datato il 30 gennaio 845, il testo più antico che menzioni la contea di Bigorre, il cui beneficiario è il conte Donat-Loup. Pare tuttavia che questo conte appartenesse alla generazione successiva a quella ivi indicata. Se questo documento fosse realmente esistito, esso parlerebbe di un Carlo, re dei Franchi ed imperatore, ed allora bisognerebbe pensare, piuttosto che a Carlo il Calvo, a Carlo il Grosso.
La carta d'Allaon tentava di dimostrare che i conti di Bigorre discendevano secondo la linea maschile dai duchi di Aquitania e dai re merovingi, ma questa tesi sa di fantasioso.
1077-1080 : Raimondo II († 1080), figlio del precedente e di Clemenza[3]
1080-1095 : Beatrice I († 1095), figlia di Bernardo II e di Stefania;[3] andata sposa nel 1079 a Centullo V di Béarn († 1088), visconte di Béarn
Casato di Béarn
1080-1090: Centullo I († 1090) ;[3] che aveva sposato nel 1079 Beatrice I di Bigorre
1095-1113: Bernardo III († 1113), figlio di Centullo V di Béarn e di Beatrice di Bigorre;[3] sposò verso il 1110 Anicelle de Fézensac, figlia di Astanove II, conte di Fézensac
1129- 1155 circa: Beatrice II († dopo il 1148), figlia del precedente e della sua prima moglie;[3] andata sposa a Pietro di Marsan († 1163), visconte di Marsan
Casato dei Marsan
1129-1163: Pietro I († 1163), visconte di Marsan e conte di Bigorre;[3] sposò Beatrice II di Bigorre
1163-1185: Centullo III († 1185), figlio dei precedenti;[3] sposò nel 1155 Martelle des Baux, figlia di Raimondo, signore di Baux, e d'Etiennette di Gévaudan-Provence.[9]
1185-1194 : Beatrice III (1155-1216)[3], alla nascita fu chiamata Stefania e denominata Beatrice III, al momento dell'investitura a contessa di Bigorre, che era andata sposa, in prime nozze, verso il 1177, a Pietro († prima del 1180), visconte di Dax e, rimasta vedova, nel 1180 a Bernardo IV di Comminges (1150 - 1226), che fu conte di Bigorre, insieme alla moglie, sino al 1192, anno della loro separazione[10]
ad Aymar de Rançon († 1228), compagno d'armi del precedente marito Guy de Montfort
nel 1228 a Bosone di Mastas († 1247), signore di Cognac
Casato dei Montfort
1251-1255: Alice di Montfort, (1216 - 1255), figlia di Guy de Montfort e di Petronilla di Bigorre; andata sposa nel 1234 a Jourdain de Chabannais; in seconde nozze, nel 1247, a Raoul de Courtenay, signore di Champignelles
Casato dei Chabanais
1255-1283: Eschivat IV de Chabanais († 1283), figlio di Jourdain de Chabannais e di Alice di Montfort, sposò nel 1255 Mascarose II d'Armagnac, che morì subito dopo il matrimonio, ed in seconde nozze, nel 1256, Agnese di Foix, figlia di Ruggero IV, conte di Foix, e di Brunissende de Cardonne[12]
1283-1302: Laura di Chabanais, († 1316), sorella del precedente; andata sposa a Simon de Rochechouart (1215-1284), signore di Avalles, dal quale ebbe un figlio ed una figlia, e, in seconde nozze, nel 1284 a Raimondo V, visconte di Turenne
Successione della contea di Bigorre
Eschivat de Chabanais, nel 1258, aveva nominato suo erede, suo zio, il conte di Leicester, Simone V di Montfort, come da documenti n° IV, V, VI e VII del Procès pour la possession du comté de Bigorre (1254-1503)[13].
Eschivat de Chabanais, nel 1276, inoltre aveva donato metà della contea alla sorellastra, Matilde di Courtenay, come da documento n° X del Procès pour la possession du comté de Bigorre (1254-1503)[16].
Nel frattempo, il re d'Inghilterra, Edoardo I, dopo aver confiscato tutti i possedimenti degli eredi di Simone V di Montfort, si comportava come sovrano della contea di Bigorre, come dimostra il documento n° XI del Procès pour la possession du comté de Bigorre (1254-1503)[17].
Prima di morire, Eschivat de Chabanais, nel 1283, come conferma il libro primo della storia della Turenna, aveva nominato erede la sorella Laura di Chabanais, viscontessa consorte di Turenna[18], che avrebbe dovuto dividere la contea con la sorellastra, Matilde di Courtenay, mentre, dopo la morte di Eschivat, il visconte di Béarn, Gastone VII († 1290) rivendicò la contea in nome della figlia, la viscontessa di Marsan, Costanza di Moncada[19] († 1310), come da lettera del primo settembre 1283, riportata nella Histoire de la Gascogne depuis les temps les plus reculés jusqu'à nos jours. Tome 6[20].
Vi furono numerose vertenze accompagnate anche da fatti d'arme, sino a che la regina di Navarra, Giovanna I, nel 1297, impose un arbitrato, come da documento n° XII del Procès pour la possession du comté de Bigorre (1254-1503)[21], che portò, nel 1298, alla divisione della contea tra Laura e Matilde, come da documento n° XIII del Procès pour la possession du comté de Bigorre (1254-1503)[22].
Infine, nel 1302, il marito di Giovanna I, Filippo I, che era anche re di Francia (Filippo IV il Bello) acquisì la contea al regno di Navarra, come da documenti n° XIV, XV e XVI del Procès pour la possession du comté de Bigorre (1254-1503)[23].
Si dovette attendere fino al 1425 per rivedere la contea fuori del dominio della corona. Contesa fra i conti di Foix ed i conti di Armagnac, essa entrò definitivamente nella signoria dei conti di Foix (con dichiarazione di vassallaggio al regno di Francia[19]), in quanto Giovanni II d'Armagnac aveva ceduto i suoi diritti al re in cambio della Rouergue. I successori del casato di Foix si fregiarono da quel momento anche del titolo di conti di Bigorre.
1484-1516: Giovanni III di Navarra, signore d'Albret, conte del Périgord, d'Armagnac e di Rodez, visconte di Limoges e per matrimonio re di Navarra, conte di Foix e di Bigorre, visconte di Béarn; sposò Caterina di Navarra
^A tutt'oggi ci si pone ancora la domanda se Gersende e Faquilène siano la stessa persona o due sorelle successivamente sposate da Raimondo Dat, vedi: Christian Settipani, op. cit., pp. 144-6.
^abcChristian Settipani, La Noblesse del Midi Carolingien, pp. 144-6.
^Essi in effetti sarebbero stati solo fidanzati: vedi: (FR) Dominique Paladilhe, Simon de Montfort, Librairie Académique Perrin, 1988 (ristampa del 1997), 324 p. ISBN 2-262-01291-1