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Bach adottò per queste opere la dicitura in francese di Concerts avec plusieurs instruments (che può essere quindi considerato il titolo ufficiale del lavoro).
La denominazione attuale di "concerti brandeburghesi" è stata stabilita da Spitta, per via della loro destinazione. Il manoscritto bachiano non fu probabilmente mai eseguito nella sede del margravio, ma archiviato accanto ad altre 77 opere distribuite poi tra i cinque eredi. Fu solo nel 1850 (anno del centenario della morte di Bach) che l'opera fu finalmente resa pubblica per i tipi dell'editore Peters di Lipsia. Bach era consapevole del fatto che queste composizioni non sarebbero state eseguite, sia per la carenza dell'organico di corte, sia per la particolare difficoltà della partitura; questo lo si evince dalla minor cura con cui il manoscritto fu redatto.
Il compositore intendeva fornire agli esecutori una sorta di "campionario" (il termine è di A. Basso) di stilemi virtuosistici di alto livello, e scrisse quindi ogni concerto per i principali strumenti del tempo: due sono per ottoni (corno da caccia e tromba), due sono per flauti (dolce e traverso) e due per i principali strumenti per musica da camera (tastiera - in questo caso clavicembalo - ed archi).
Schema dei Concerti
Tra i sei concerti si può notare una sensibile differenza, sia nell'organico strumentale che nell'articolazione dei movimenti, che soprattutto nella concezione dello stile. Da un'analisi comparativa delle reciproche forme si può ricavare il seguente schema: