Biblioteca comunale di Casa Professa | |
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Prospetto classico | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Città | Palermo |
Indirizzo | Via Casa Professa, 18, 90134 - Palermo (PA) |
Caratteristiche | |
Tipo | Pubblica |
ISIL | IT-PA0063 |
Apertura | 1760 |
Direttore | Maria Emma Alaimo |
Sito web | |
La Biblioteca comunale "Leonardo Sciascia" è la biblioteca pubblica di Palermo ubicata nelle strutture di Casa Professa, nel quartiere Ballarò del centro storico di Palermo.
La biblioteca fu fondata per volontà regia e su iniziativa del Senato di Palermo al fine di rendere il sapere accessibile a tutti grazie al fondamentale strumento di ricerca e di supporto all'istruzione ed allo studio costituito da una biblioteca pubblica. La cerimonia inaugurale ebbe luogo nell'aula senatoria del Palazzo Pretorio, l'attuale Sala delle Lapidi, nel settembre 1760.[1]
La Biblioteca ebbe la sua prima sede in una stanzetta del Palazzo Pretorio, ma ben presto il gran numero di donazioni di manoscritti e stampati rese lo spazio insufficiente e fu necessario affittare alcuni locali del palazzo del duca di Castelluccio,[2] accanto alla chiesa di Santa Croce, fino a che l'espulsione dei Gesuiti, avvenuta nel 1767, rese disponibili le case della Compagnia e alla Biblioteca furono assegnati alcuni oratori di Casa Professa.[2]
La nuova sede fu inaugurata il 25 aprile 1775. Il primo bibliotecario della Libreria del Senato fu Domenico Schiavo, mentre ebbe un ruolo fondamentale nella prima metà dell'Ottocento il canonico e naturalista Baldassare Palazzotto, entrato nel 1802 e direttore dal 1826 alla morte nel 1858. Il più noto è certamente Gioacchino Di Marzo che vi operò dal 1857 alla sua morte, avvenuta nel 1916. L'appassionata cura del Di Marzo consentì la valorizzazione e l'incremento delle raccolte alle quali nel 1870, a seguito del regio decreto di soppressione degli ordini religiosi del 1866, si aggiunsero numerosi fondi monastici e conventuali che furono sistemati nella chiesa di San Michele Arcangelo, oggi parte integrante della Biblioteca. Dal 1935 al 1970 fu direttrice della biblioteca Maria Emma Alaimo che seguì la ricostruzione della biblioteca dai danni della Seconda guerra mondiale, promosse la valorizzazione dei suoi fondi storici e ne fece un importatne centro culturale della città[3].
Un primo intervento è stato avviato nel settembre 1997 ed ultimato nel giugno 2005. Un secondo intervento è stato avviato nel 2009 ed ultimato nel dicembre 2016.
Nel 2020 la biblioteca è stata intitolata allo scrittore siciliano Leonardo Sciascia.[4]
L'ingresso alla struttura rimanda alla facciata classica del tempio di Segesta, opera dell'architetto Emanuele Marvuglia.
Tra gli ambienti che costituisco l'interno:
Le librerie decorate furono costruite nel XVII secolo e provengono dalla Casa dei Padri Filippini all'Olivella per cui erano state progettate; acquisite dalla Biblioteca Comunale, furono collocate nella chiesa di San Michele Arcangelo.
La Biblioteca custodisce oltre al prezioso corpus di codici membranacei e cartacei, circa 66.000 manoscritti, che documentano la storia e la cultura siciliana dal Medioevo al Novecento, e un patrimonio bibliografico di circa 400.000 unità.
Fra i più importanti si ricorda:
Di notevole interesse i 25 volumi di Diari e i 48 Opuscoli di Francesco Maria Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, che ricostruiscono la vita artistica, culturale, sociale di Palermo e della Sicilia della seconda metà del Settecento. La Biblioteca custodisce, infine, numerosi carteggi (per un totale di circa 60.000 lettere) di personalità, che hanno lasciato un'impronta nella storia politica, culturale, sociale della Sicilia. Tra i più importanti: i politici Emerico Amari e Napoleone Colajanni, gli scrittori Federico De Maria e Luigi Natoli, il botanico Filippo Parlatore.
La Biblioteca custodisce anche il Nummarium, raccolta numismatica ricca di oltre 1.000 monete arabe e normanne, due preziosi mappamondi di inizio Seicento (il globo celeste e quello terrestre) di Matthäus Greuter.
È presente anche il manoscritto autografo dell'opera I puritani di Vincenzo Bellini.
Con i provvedimenti derivanti dall'emanazione delle leggi eversive, la conseguente soppressione di ordini religiosi, confische di beni a conventi e monasteri, confluirono i patrimoni librari dei:
e parzialmente quelli dei:
Con l'espulsione di Gesuiti si aggiunsero le raccolte provenienti dall'antica Biblioteca di Casa Professa, nel 1870 fu annessa l'imponente scelta di opere manoscritte e a stampa provenienti dalla basilica abbaziale di San Martino delle Scale, centro di vita culturale e religiosa sin dal XIV secolo.
Gioacchino Di Marzo dotò la Biblioteca di cataloghi e di indici topografici e cronologici in grado di agevolare la conoscenza e la fruizione del vasto patrimonio documentario.